L’AUTO-RECUPERO EDILIZIO
Per autorecupero si intende un processo edilizio che prevede l’affidamento dei lavori di ristrutturazione di un immobile agli stessi assegnatari che prestano la loro opera in cantiere mettendo a disposizione un monte ore lavorativo [Esperienze di cittadinanza comune: l’autorecupero di Alessandra Ruggero]. Consiste quindi nel recupero di edifici abbandonati tramite la manutenzione, il restauro e la promozione di cantieri sociali aperti, l’utilizzo di tecniche eco-sostenibili e la creazione di corsi di formazione e workshop relativi all’ambito edile. Strumento e obiettivo essenziale del lavoro di auto-recupero è la partecipazione attiva, che coinvolga i singoli interessati ed in primis i futuri abitanti dell’edificio, sostenendoli e accompagnandoli nel percorso di ricostruzione.
L’auto-recupero edilizio diventa uno spazio-cantiere il cui obiettivo è promuovere l’interazione, la partecipazione e la collaborazione dei cittadini fra di loro e con il proprio territorio, stimolando il lavoro di rete, lo scambio di conoscenze e la valorizzazione del territorio e delle sue risorse. Il cantiere diventa, in questo modo, un punto di riferimento come spazio di aggregazione sociale, partecipazione e promozione culturale aperta a qualsiasi tipo di iniziativa.
- Costituisce un collante sociale per chi partecipa ai lavori del cantiere, futuri abitanti, volontari e cittadini, rinforzando solidarietà, scambi e senso di appartenenza.
- Permette il salvataggio del patrimonio pubblico: gli immobili auto-recuperati rimarranno di proprietà pubblica e saranno affittati a costi minimi o nulli agli auto-costruttori per 30 anni, rispondendo ad un’esigenza abitativa reale e uscendo dal loro stato di attuale abbandono senza essere svenduti a privati per necessità di bilancio.
- Crea spazi urbani aperti a tutti i cittadini: orti sociali, biblioteche, asili, ludoteche, laboratori, sale musica, car-sharing, gruppi GAS e altre attività collettive, che non comportano la creazione di una comunità chiusa ma che rappresentano per tutti un’opportunità diversa di vivere la città.
- Costituisce un’occasione di sperimentazioni di nuove tecniche costruttive: come nel caso del locale tecnico per l’impianto di cogenerazione previsto nell’edificio Cecco Rivolta, che sarà costruito con la terra cruda compattata in casseforme secondo la tecnica del pisé.
- Stimola l’interesse delle Istituzioni verso soluzioni residenziali sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale: nonostante gli ostacoli all’avvio dei cantieri posti da una normativa edilizia che non prevede l’auto-recupero, i lavori procedono e la Regione Toscana per la prima volta nel 2015 ha fissato le “Linee guida di indirizzo per la sicurezza nei cantieri di autocostruzione ed autorecupero“ con le quali riconosce la figura dell’auto-costruttore semplice, fino ad oggi illegale.
- Porta ad un risparmio economico provato di circa il 30-40% grazie alla partecipazione ai lavori da parte di chi usufruirà dell’edificio auto-recuperato [Esperienze di cittadinanza comune: l’autorecupero di Alessandra Ruggero].
L’auto-recupero in Toscana
Nel 2012 la Regione Toscana ha messo a disposizione dei fondi per l’auto-recupero a scopo abitativo di 8 edifici di proprietà pubblica sul suo territorio. Per ognuno di questi edifici si sono formate delle associazioni che hanno partecipato al bando presentando dei progetti di auto-recupero edilizio. Da pochi mesi è partito il primo cantiere, quello per il recupero dell’edificio delle Montalve, di proprietà dell’Università di Firenze, e all’inizio di dicembre sono iniziati i lavori anche nell’edificio di via delle Torri.
isf firenze e l’autorecupero
Ingegneria Senza Frontiere-Firenze sta organizzando un ciclo d’incontri formativi e di workshop su questo tema. Grazie alla cooperazione con l’Associazione le Torri e Co-Habitat è stato possibile entrare direttamente in contatto con la realtà dell’auto-recupero edilizio.
Nel primo incontro sul tema, che sì è tenuto giovedì 1° dicembre, si è parlato di auto-recupero con l’Arch. Anna Guerzoni e con l’Arch. Dariuche Dowlatchahi, che stanno portando avanti i due progetti di auto-recupero edilizio a Firenze sopra citati, rispettivamente quello dell’ Associazione Le Torri per il recupero dell’edificio appartenente al Comune di Firenze in via delle Torri e dell’Associazione Co-Habitat che segue invece il recupero dell’edificio di proprietà dell’Università degli Studi di Firenze in via Dazzi, area Montalve.
Lunedì 6 marzo è previsto un secondo incontro durante il quale verrà introdotto il tema dell’auto-costruzione con terra cruda attraverso la tecnica del pisè (compattazione in casseforme della terra cruda) a cui seguiranno workshop formativi per gli studenti interessati a partecipare, direttamente presso il cantiere di via Dazzi .
L’auto-recupero edilizio in Toscana rappresenta un importante esempio, tra i primi in Italia, di iniziativa portata avanti da enti pubblici per il salvataggio di beni immobili che appartengono a tutti con una risposta che è allo stesso tempo soluzione di emergenze abitative.